mercoledì 21 novembre 2012

II: Tempus fugit

Tempus Fugit

Qualche tempo fa, quando frequentavo la bottega del barbiere di Russell per imparare il mestiere, mi ricordo una giornata molto particolare. Era un caldo pomeriggio d'estate, nello stadio del paese si giocava la più importante partita della stagione ma nonostante questo c'era molta gente nella sala. Tutti aspettavano uno dei tagli prodigiosi per cui è tanto rinomato il giovane barbiere inglese. 
C'erano diversi tedeschi quel pomeriggio in attesa. Uno di loro, Emanuele, a un certo punto si lamentò che c'era da aspettare ancora parecchio e che il suo tempo era troppo prezioso per essere sprecato in quel modo. Lui era un tipo molto preciso, quasi maniacale e non poteva tardare nemmeno di un secondo la sua routine giornaliera.  Stefano, un americano, probabilmente in vacanza da queste parti, osservò che non era importante quanto si dovesse ancora aspettare, ma sapere cosa fosse successo nei primi tre minuti dopo l'apertura dell'esercizio. La gente- giustamente- non lo degnò di risposta. Un altro distinto signore (Alberto se non ricordo male- in ogni caso per non creare confusione lo chiameremo così) si intromise nella discussione con una teoria quantomeno bizzarra. Rivolgendosi al cliente che si era lamentato per primo dell'attesa, disse che il tempo gli sembrava trascorrere lentamente perché si stava agitando troppo. Sarebbe passato in un attimo se solo fosse stato più fermo e calmo!


"Mi vuole forse prendere in giro?" si inalberò immediatamente il signore già visibilmente irrequieto. Alberto aveva un forte accento tedesco e una capigliatura molto disordinata che sembrava fino ad allora non essere stata mai domata dalle forbici di un barbiere e continuò così:
"Non la voglio prendere in giro- replicò serio Alberto- soltanto che quando uno corre corre corre corre velocissimo... il tempo, che da sempre è galantuomo, rallenta il suo incedere per venirgli un pochino incontro."
Emanuele non ce la fece più, si rimise in capo il cappello e, nello sbattere con violenza la porta della bottega, fece notare che aveva già accumulato dieci minuti di ritardo e che sarebbe andato a stare fermo altrove per recuperare quel tempo perduto.
Nel frattempo entrò nel negozio un giovanotto, con una sciarpa variopinta al collo. Trafelato era appena tornato da un derby infuocato con tanto di polemiche e veleni sul finale. Con la curiosità che soltanto un ultras che per causa di forza molto maggiore si è perso la partita dell'anno della sua squadra, Stefano- rimasto in silenzio fino a quel momento- chiese: "Eri a vedere la partita? Davvero? E cosa è successo nei primi tre minuti?"


Anche nella mia bottega ci sono state discussioni profonde riguardo al tempo che meriterebbero trattati e trattati. Si è disquisito su quanto tempo dura di media un fidanzamento di Belen, quanti minuti deve essere bollito un uovo per cucinarlo alla coque prima che diventi lesso, quanto tempo deve trascorrere prima che uno si possa definire ufficialmente in ritardo etc... Tutte questioni di fondamentale importanza. Però una questione ancora non sono riuscito a risolverla e ve la provo ad esporre a voi.
Nel negozio di fronte hanno un orologio atomico che scandisce il tempo. Mi sembra che commetta l'errore di un secondo ogni cento miliardi di anni. Beh questo è quello che farebbe se non gli toglieste di nascosto le batterie come ho fatto io... ora gli ci vorranno tre giorni prima di risistemarlo. A parte questo piccolo dettaglio. Io volevo mettere nella mia bottega uno strumento per calcolare il tempo, un po' meno preciso ma inattaccabile da questo tipo di sabotaggi. Dopo un lungo cogitare, ho pensato di farmi costruire un calendario come quello che vedete nell'immagine sopra. Il mese si sceglie esponendo una delle facce maggiori di uno dei tre parallelepipedi che stanno in basso. E i giorni dal 01 al 31 di ogni mese si dovrebbero ottenere con i due dadi a sei facce posti sopra. Dico dovrebbe, perché il falegname a cui mi ero rivolto per costruirlo è tornato dicendomi che aveva provato e riprovato ma non era riuscito a distribuire i numeri sui due dadi in maniera funzionale. Gli mancava sempre uno. Sapreste dirmi se è il mio falegname che è un incapace o se tali calendari non si possono costruire utilizzando soltanto due dadi?

PS Qualcuno nel negozio fece presente che mentre l'orologio atomico del mio acerrimo nemico segnava anche l'anno e l'era geologica, questo non mostrava nemmeno l'anno. Beh se uno non si ricorda nemmeno in che anno siamo è giusto che frequenti il barbiere di fronte!


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